Infiammazione, sport e performance
SPORT E PERFORMANCE
Per capire meglio le basi della prestazione sportiva.
Performance sportiva, MUS, Stress e Infiammazione Cronica di basso grado.
La performance sportiva dell’atleta è chiaramente influenzata dal suo stato di benessere, ma nonostante questo sia un principio di facile condivisione, non è altrettanto facile ottenere un quadro atto a valutare nel complesso lo stato di benessere e performance psicofisica. La necessaria richiesta di aumento o mantenimento della performance nella società moderna è un passaggio obbligato non solo nell’ambito sportivo, ma in tutti gli ambiti della nostra vita, più o meno complessa, con sempre più richiesta di adattabilità in condizione di STRESSOR o stimoli persistenti.
PERFORMANCE PSICOFISICA è un concetto che comprende variabili fisiologiche, psicologiche, fisiche, cognitive, propriocettive ed autonomiche. Il fenomeno è molto complesso, regolato dallo stress system, dai processi infiammatori di basso grado, dai ritmi circadiani e da importanti componenti della composizione corporea come il muscolo, IMAT, grasso e osso. Il soggetto sportivo pur godendo di uno stato di salute generalmente superiore alla media spesso presenta dei sintomi vaghi e aspecifici (Medically Unexplined Symptoms) cioè una serie di disturbi subclinici di natura funzionale ampiamente analizzati dalla letteratura internazionale:
stanchezza o affaticamento persistente
insonnia o sonnolenza persistente
mani e piedi sempre freddi
acidità e dolori di stomaco, senso di pienezza, gonfiore dopo ogni pasto, nausea, colon irritabile
difficoltà nella sudorazione
(sono alcuni esempi di MUS- sintomi vaghi e aspecifici)
Questi disturbi di varia natura raramente sfociano in una diagnosi precisa, mantenendosi piuttosto di frequente entro i limiti di quadri clinici alterati, ma non al punto di apparire patologici. Spesso venivano liquidati come disturbi psicosomatici. I passi in avanti compiuti nelle analisi della interazioni fra il sistema nervoso, endocrino ed immunitario hanno dato vita a nuovi orizzonti sia in ambito medico che sportivo; in particolare grazie all’ integrazione della copiosa letteratura in materia di stress.
STRESS
La letteratura descrive lo stress come una forma di adattamento dell’organismo a stimoli chiamati “stressor”. Lo stressor può essere definito genericamente come un elemento in grado di alterare lo stato omeostatico dell’organismo; detto elemento può assumere forme diverse e pertanto può essere di natura psicosociale o strettamente fisica, ma la distinzione non comporta sostanziali differenze nei meccanismi di reazione dell’organismo. E’ ormai considerato un dato di fatto che indipendentemente dalla tipologia dello stimolo, sia esso un grave sforzo fisico o la preoccupazione per un esame, i meccanismi di attivazione risultano straordinariamente simili.
Le reazioni agli stressor sono determinate dall’ attivazione del sistema nervoso e di quello endocrino; in entrambi i casi la percezione degli stressor ha sede nel cervello, da cui si dipartono i segnali mediatori dello stress.
A livello endocrino, la reazione allo stress si estrinseca attraverso l’attivazione dell’ asse HPA (Hypotalamic-pituitary-Adrenal ,ipotalamo-ipofisi-surreni), che ha come ultima conseguenza la secrezione di glucocorticoidi ad opera della corteccia surrenale ,mentre a livello nervoso, gli stressor comportano l’attivazione del Sistema Nervoso Simpatico. L’aumento dei glucocorticoidi circolanti, la perdita della loro ritmicità circadiana e l’eccessiva attivazione del sistema nervoso simpatico costituiscono già di per se fattori di rischio diretti o indiretti per disturbi ad altissima incidenza quali obesità, ipertensione e disturbi umorali (ansia, depressione).
Prima di arrivare a manifestazioni evidenti, l’attivazione persistente della risposta agli stressor si associa all’ insorgere di MUS e perdita di performance psicofisiche, e quando questi fenomeni non sono controllati e curati il rischio di incorrere in patologie conclamate (solitamente ai danni del sistema più a rischio per lo specifico soggetto) aumenterà conseguentemente.
La letteratura ha classificato le fasi di reazione allo stress.
. la fase di allarme: è la fase in cui lo stress viene recepito.
.la fase di adattamento e resistenza :costituisce la fase di reazione vera e propria allo stress volta al recupero dell’omeostasi. Questa fase potrebbe avere una fase temporale breve oppure perdurare nel tempo, senza arrivare al recupero dell’omeostasi, sconfinando nella fase successiva, detta di esaurimento.
.fase di esaurimento: si giunge a questa fase in caso di attivazione cronica e persistente della reazione allo stress. Questa è la fase più dannosa in quanto l’esposizione prolungata può aumentare il rischio di insorgenza di patologie fisiche e psichiche.
Lo stressor viene inoltre generalmente differenziato in base alle sue ultime conseguenze, secondo il principio che uno stressor può ritenersi “positivo o “negativo “, in base al fatto che l’organismo sia o meno in grado di reagire ad esso e ristabilire l’omeostasi fisiologica; si parla in questo caso di:
Eustress: indica lo stress che porta ad una reazione di adattamento da parte dell’organismo, che riesce quindi a ricondursi in una situazione di omeostasi fisiologica.
Distress: è lo stress che comporta la perdita dell’omeostasi dell’organismo, solitamente associata ad un’attivazione eccessiva o persistente della reazione agli stressor, associabile a scompensi emotivi o fisici.
Migliorare la performance sportiva rende necessario colmare lo spazio, spesso trascurato, tra lo stato di benessere e stato patologico, senza dare per scontato il fatto che l’assenza di patologie specifiche comporti una perfetta salute. L’indagine sulle cause dei MUS e l’adozione di specifiche strategie di recuper, oltre a permettere il contenimento e la regressione dei sintomi, impedisce che i fattori coinvolti nella loro genesi si aggravino, andando a coinvolgere nuove e più gravi interazioni sistemiche che potrebbero sfociare in patologie specifiche. La stessa aspecificità dei MUS, tuttavia, impedisce un loro inquadramento o un loro trattamento univoco, in quanto lo stesso sintomo può derivare da più problematiche. La focalizzazione sul caso concreto necessita perciò del confronto e della correlazione di più dati, oltre a quelli sulla sintomatologia vaga e aspecifica.
Mediante il TEST DI ANALISI DIFFERENZIALE DELLA COMPOSIZIONE CORPOREA sono ottenibili indici di primaria importanza come il MUSCOLO, OSSO, GRASSO TOTALE, GRASSO VISCERALE, IMAT, ASSE HPA ecc e mediante il TEST DELLA VARIABILITA’DELLA FREQUENZA CARDIACA HRV informazioni sull’attività del SISTEMA NERVOSO AUTONOMO.
Non sussistono dubbi sul fatto che, per l’atleta, il monitoraggio del livello di idratazione, distribuzione dei fluidi intra ed extracellulari, tenore di massa muscolare, tipologie di grasso, quantità e qualità dei minerali e capacità di regolazione del Sistema Nervoso Autonomo rivestano un ruolo cruciale.
–Una delle principali problematiche legate ad uno scarso livello di idratazione è la difficoltà di trasporto ed assorbimento dei nutrienti (minerali per esempio) aspetto che riveste un ruolo fondamentale per l’atleta.
-Il tenore della massa muscolare è un fattore primario per il mantenimento della tonicità e delle prestazioni sportive. La tendenza alla perdita di massa muscolare non è un fenomeno raro, sia esso legato a problematiche di carattere endocrino, metabolico o infiammatorio cronico.
La rilevazione strumentale periodica del rapporto tra massa muscolare, massa grassa, e tipologie di grasso non può pertanto essere trascurata, prima di operazioni eventuali di correzione nutrizionali o di predisporre strategie di allenamento. Nell’ottica di migliorare le abitudini nutrizionali dell’atleta, non potrà essere tralasciato il valore del metabolismo basale e di quello quotidiano (BMR,24EE) parametri immediatamente correlati all’assetto metabolico del soggetto e al rapporto fra massa muscolare e adiposa. A integrazione dei parametri sistemici il quadro di salute generale dell’atleta può essere chiarito dall’ indagine basata sull’analisi del sistema nervoso autonomo (es PPG) e dalla variabilità della frequenza cardiaca (HRV). Parametri come SDNN (indice di salute generale e di capacità adattativa) e RMSSD (rapporto di attivazione vagale /parasimpatica e capacità antiinfiammatoria permettono di evidenziare i fattori di genesi sintomatologica e di perdita di performance psicofisica.
Bruant Laurence Estratto da STRENGTH&CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI-numero19/Gennaio/Marzo 2017
Lavoro originale DARIO BOSCHIERO Presidente e Fondatore dell’Open Academy of medicine, LondraUK,Venezia ITA Fondatore e Coordinatore del Progetto”MUS-Sintomi vaghi e Aspecifici. Infiammazione Cronica e Nutrizione Clinica “ Direttore Ricerca e Sviluppo di Biotekna Biomedical Technologies
Dott.ssa Bruant Biologa e Nutrizionista
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