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Educazione alimentare versus Educazione emotiva

 

Parlare di alimentazione è sempre rischioso. Se ci pensate bene, la maggior parte delle persone ha una sua opinione, dispensa consigli e ci ritroviamo ad ascoltare e leggere questi contenuti ovunque. Al bar, dalla parrucchiera, nella bottega del paese, in palestra. A volte però succede che le persone si creino delle opinioni sulla base di informazioni parziali o non corrette. Chiariamo alcuni aspetti.

Da molti anni mi occupo di alimentazione, non sono una dietista, lascio alle mie colleghe il loro compito,  sono una terapeuta che si occupa della mente.

Cosa c’entra la mente con il cibo?

C’entra si, perché l’alimentazione è anche una questione di mente, non solo di corpo.

Il cibo non solo come sopravvivenza, come nutrizione, come gratificazione ma anche come oggetto di un’educazione mentale ed emotiva.

L’educazione è l’attività che si occupa dello sviluppo e della formazione di conoscenze e facolta’ mentali, sociali e comportamentali in un individuo. Si tratta quindi di apprendere, di imparare, in questo caso, ad avere un sano regime alimentare, un’attività sportiva ma anche quanto la mente può intervenire nell’apprendimento di determinati comportamenti. Facciamo un esempio.

Nel linguaggio comune parliamo di fame emotiva, problema condiviso dalla maggior parte della gente. Che cos’è? Lo sappiamo tutti. Emotional eating è presente quando la persona mangia, non per una reale sensazione di fame, ma per gestire l’emozione. Ma se la osserviamo più da vicino possiamo fare un’altra considerazione. Queste due semplici parole associate insieme, uniscono due grandi mondi, ambiti. L’educazione alimentare (fame) e l’educazione delle emozioni (emotiva). Attualmente sono due aspetti che vengono poco considerati. Mi capita molte volte di parlare con i genitori e l’aspetto educativo non riguarda né il cibo, né le emozioni. Eppure gli apprendimenti scorretti che saranno poi causa di ostacoli in età adolescenziale e adulta, nascono fin da subito. Gli adolescenti e gli adulti con problemi o disturbi legati al cibo sono sempre più in aumento. Ma facciamo fatica a legarlo all’educazione.

Ma  se mio figlio sarà aggressivo per le prese in giro riguardo al suo peso, se mia figlia sarà ansiosa perché  penserà che essere magre sarà l’unico parametro per il suo valore, se mio figlio sarà triste perché lasciato in panchina ed escluso visto la poca agilità, se mia figlia crederà che mangiarsi un barattolo di nutella la farà sentire meglio…allora capite che non è solo una questione di cibo o di emozione ma che queste associazioni e abitudini si imparano e si esprimono nel nostro quotidiano.

Il comportamento nasce dall’emozione, e l’emozione è veicolata dalla mente. Spesso in presenza di bambini, viene offerto cibo e lo si lega all’emozione “ Ti sei fatto male? vieni che ti do una caramella…ma che bravo che sei, vuoi un cioccolatino?…non piangere ci mangiamo un biscottino…se stai buono, ti do un lecca- lecca.”

Lo si fa senza pensare, senza darci il giusto peso. Molte volte il cibo viene usato per ottenere qualcosa.. Pensate alle mamme che danno il biscotto perché è “l’unica cosa che mangia, almeno quello no?”

Ma se invece facessimo un giro di boa, se andassimo controcorrente e iniziassimo a educare noi stessi e i nostri figli a mangiare in modo corretto?

Se imparassimo che l’emozione di tristezza o frustrazione può essere gestita in modo diverso associandola a un’azione piacevole, non necessariamente al cibo che dovrebbe essere fonte di sopravvivenza e non di consolazione o gratificazione?

Educazione significa informarsi, trasmettere, permettere ai nostri figli di imparare delle abitudini, fare anche piccole scelte quotidiane che ci permettono di vivere meglio. Allora ai vostri figli, fin da piccoli, insegnateli a mangiare un cubetto di cioccolata fondente piuttosto che il kinder, a gustare i legumi piuttosto che wurstel e patatine e a riconoscere un’emozione negativa e insegnargli a legarla a una canzone divertente, a una risata, al suo libretto preferito. I bambini imparano senza fatica. Ma imparano quello che vedono, che sentono, che l’adulto gli trasmette. Non rassegnamoci all’idea che il carattere e il gusto siano degli ostacoli. Hanno il loro peso, ma molto ridotto rispetto a quello che noi pensiamo.

E allora mettiamoci all’opera.

Educhiamo all’alimentazione.

Educhiamo alle emozioni.

Così che questa famosa fame emotiva non sia più un problema reale ma solo un lontano ricordo.

 

Dott.ssa Veronica Gobbetto Psicologa e Psicoterapeuta

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